Lou Reed, il menestrello del rock, ha scalato il cielo per l’ultima volta
di Daniele Biacchessi
Più di ogni altro aveva raccontato i mille volti di New York, le sue contraddizioni, i ritmi, i costumi, i colori.
E alla fine si è spento nella sua Long Island.
Lou Red, nome d’arte per i fans Loulu è stato uno degli pochi alfieri della musica della fine degli anni Sessanta ad essere ancora in attività, nonostante una vita di abusi di droga e di eccessi.
Ma ogni volta che Lou Reed tornava su un palco per un tour o sfoderava prodigiosamente un nuovo cd, stupuiva il pubblico.
Non c’era in lui, nonostante gli anni, la triste routine del mestierante, quello che vive dei successi passati e si riposa.
Il lungo cammino musicale di Lour Reed è stato costellato di una ricerca.
Per lui fu così fin dall’inizio, fin dalle sue prime invenzioni, The Shades e i Velvet Underground tirati su con la splendida voce di Nico, con i nuovi suoni progressivi di John Cale e benedetti, già nella prima copertina, da Andy Warhol e dalla sua factory.
Rock, poesia, trasgressione, soprattutto tanta sperimentazione.
I testi di Lou Reed appaiono subito irriverenti e si scagliano contro quell’America puritana e un pò bigotta che sembra contrastare le piccole e le grandi rivoluzioni.
Lou parla di droga, di perversioni sessuali. I suoi testi sono intrisi di realismo. Le sue non sono canzoni, ma progetti poetico- musicali, performance. Cos’ narra le strade di New York e ferma l’obiettivo delle metriche musicali sui volti, sui chiaro scuri, anticipando di almeno dieci anni la rivoluzione punk del finire degli anni Settanta.
Dopo la rottura con Andy Warhol e i Velvet Underground, Lou Reed colleziona un numero impressionante di successi da Transformer a Berlin, passando per Rock’n roll animal registrato dal vivo.
Il suo diventa rock muscolare, lui è sempre di più un animale da palcoscenico e i consensi si moltiplicano in America lo portano in italia nella metà degli anni Settanta in un disastroso tour, costellato da gravi incidenti e scontri davanti al palalido di Milano e al palazzetto dello sport di Roma.
Decadente, nichilista, di album in album Lou Reed plasma il rock e lo trasforma in una fabbrica di suoni, in una factory intrisa di sperimentazione. Non c’è un nuovo filone del rock che non sia stato in qualche modo toccato e influenzato dalla sua impostazione vocale e dalla sua ricerca. E questo è accaduto ininterrottamente fino agli anni duemila quando Lou Reed si cimentato in colonne sonore, omaggi a Wim Wenders, reading letterari, opere teatrali, performance tra video, pittura e musica .
Lou Reed rappresentava la cultura del rock più di ogni altro artista.
Ora il menestrello del rock ha scalato il cielo dalla sua Long Island, per l’ultima volta
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