Pd e le cinque contraddizioni
di Daniele Biacchessi
Prima contraddizione. Se si dovesse andare a votare oggi, stando a tutti i sondaggi, il Partito Democratico risulterebbe il primo partito, attestato in una forbice tra il 24 e il 27%. Ma il vero primo partito è quello degli astenuti, il 33% degli italiani.
Seconda contraddizione. Se dovesse vincere le elezioni, il PD non ha un programma pubblicato o visibile su cinque temi: economia, welfare, sanità, etica, giustizia. Su altri temi, manco si è avviata una discussione.
Terza contraddizione. Il Pd organizza, finanzia, promuove le primarie di coalzione. E’ scritto nello statuto del partito. ma quando gli elettori vanno a votare preferiscono i candidati di Sel, di IDV o della società civile come è accaduto a Milano, Cagliari, Napoli, Genova e Palermo.
Quarta contraddizione. Il PD si rivolge ai giovani, parla di giovani, afferma di coinvolgere i giovani, ma gli iscritti al PD, stabili come numero, hanno un’età compresa tra i 50 e i 70 anni e i giovani militanti, da come si presentano, sembrano nati già vecchi.
Quinta contraddizione. Chi parla a nome del PD? Il segretario del Pd è Pierluigi Bersani. Ma anche no. Sono segretari anche Walter Veltroni, Massimo D’Alema, Rosi Bindi, Stefano Fassina, Enrico Letta, Dario Franceschini, i sindaci, i consiglieri comunali, i segretari di circolo. Tutti parlano, tutti intervengono, tutti sono segretari. E dicono tutti l’incontrario di tutto. Gli iscritti sono smarriti, in molti potrebbero lasciare il partito.
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